Articolo e videointervista per le Bloody Wheels su La Stampa.

Dev’essere stata una bella emozione per le Bloody Wheels scoprire che oggi sono usciti un articolo su di loro sul sito de La Stampa, corredata da una videointervista al capitano Claw-D-Hella e una intera pagina dedicata nelle pagine locali dell’edizione cartacea!

Questa è l’intervista al capitano, l’originale è a questo link.

Claudia Schiavone, in arte Claw D Hella, è il capitano delle Bloody Wheels, la prima squadra di Roller Derby di Torino (e una delle prime squadre d’Italia). Ci racconta come ha scoperto questo sport, come si gioca e quali caratteristiche deve avere un’aspirante giocatrice. Quando le chiediamo come si gestiscono la paura e il contatto fisico risponde: «Se i colpi sono dati bene, non fanno male». Il Roller Derby è uno sport che unisce fisicità, tecnica e strategia ed è principalmente praticato da donne (ma non solo). Negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni è un fenomeno di massa. Da noi è ancora sport di nicchia, ma proprio per questo le Bloody Wheels sono quasi delle pioniere della disciplina e hanno l’entusiasmo di una storia tutta da scrivere. Cronaca di un avventura sportiva e umana.

Ecco l’articolo, l’originale si trova qui.

Pattini e spallate, i segreti del Roller derby

Una disciplina diffusa negli Stati Uniti, ma agli albori in Italia. A Torino c’è una squadra femminile

Arrivano alla spicciolata il sabato mattina ed entrano negli impianti di via Trecate 46. La pista di pattinaggio ellittica è lì che le aspetta per uno dei tre allenamenti settimanali. Prima però, oltre ai pattini, bisogna indossare ginocchiere, gomitiere, caschetto e paradenti. Il roller derby è uno sport di contatto e ci si deve proteggere. Bisogna anche essere tipe piuttosto toste, perché si cade. E come nella vita, bisogna rialzarsi.
La prima (e unica) squadra di Torino è nata quattro anni fa, a maggio del 2013. Si chiamano Bloody Wheels, «le rotelle insanguinate», e sono in 33. Una delle prime squadre d’Italia, seconda in ordine di apparizione solo a Milano e Roma. Questo sport, nato negli Anni 30 negli Stati Uniti (dove è diffusissimo), è tornato in voga a partire dall’inizio degli Anni 2000. La nuova ondata è partita da Austin, in Texas, e ha contagiato prima gli Usa, poi rapidamente gli altri paesi anglosassoni, per estendersi infine al resto del mondo.

Come si gioca

Si tratta di uno sport di contatto, tecnica e strategia su pattini, dove due squadre di cinque componenti ciascuno si affrontano cercando di segnare punti. Per segnare, la jammer (la giocatrice che ha una stella sul casco), deve superare il blocco delle giocatrici avversarie. La partita (bout) dura 60 minuti, suddivisi in due tempi da 30 e in micro unità da due minuti (jam). Una sorta di rugby senza palla e senza meta, su pattini e su pista ellittica. In Italia ci sono oltre venti squadre, da Bergamo a Siracusa. A livello internazionale la Women’s Flat Track Derby Association, la lega internazionale, ne raccoglie 400 (più altre 50 in apprendistato) da 22 Paesi.

Le pioniere

Le ragazze della Bloody Wheels sono un po’ delle pioniere della disciplina e per questo hanno l’entusiasmo di una storia tutta da scrivere, in cui trovare realizzazione e, perché no, un proprio posto nel mondo. Hanno tra i 20 e i 40 anni. C’è chi fa la mediatrice linguistica, chi va all’università, chi lavora con i tossicodipendenti. Nessuna di loro vive di sport: sarebbe impossibile visto che al momento in Italia non esiste neanche una Federazione. Eppure ci sono giocatrici di livello, come il capitano Claw D Hella, all’anagrafe Claudia Schiavone (ogni giocatrice sceglie un nome di battaglia) o Phoenix, Lara Bertolotti: entrambe fondatrici della squadra, hanno partecipato ai mondiali di Dallas nel 2014 (a proprie spese). «Alcune di noi erano alla loro prima partita – raccontano – e nonostante questo siamo riuscite a classificarci 23esime su 30. Un risultato discreto». Chi ha vinto? Domanda inutile: gli Stati Uniti, seguiti da Regno Unito, Australia e Canada.

Un solo uomo

Tra le Bloody Wheels ci sono anche una ragazza francese e una colombiana, una ragazza non udente e un uomo, Paolo (oltre al coach Francesco Gerli). «Ci piacerebbe avere più uomini in squadra – racconta Elena Schiavo, 38 anni (nome d’arte Hell Hen Skelter) – per confrontarci fisicamente anche con loro, che spesso sono più forti ma meno tecnici». Oltre a lei nel team ci sono Charlie Vixious, Lil Bounce, Steppi Wolf, Kry-ptonite, Crazy Eyes e tante altre. I nomi, come il look delle giocatrici, rimandano a un’iconografia piuttosto punk: il motto della squadra è «Punk and belligerent» (Punk e bellicose) e alcune delle ragazze sono tatuate o con capelli variopinti. «L’attenzione al look è nata come modo per far conoscere lo sport. All’inizio ci facevamo più attenzione, ora abbiamo capito che truccarsi quando si suda non è il massimo. E magari le calze a rete si strappano giocando». C’è però chi continua a prenderle poco sul serio «In molti ci considerano solo delle ragazzine sui pattini con gli hot pants. Fortunatamente si sta diffondendo la cultura che il roller derby è un vero sport. E chi lo pratica un atleta»

Spirito di gruppo

Uno degli aspetti più curiosi della disciplina è che si tratta di uno sport di contatto praticato in maggioranza da donne (anche se esistono squadre maschili). Ed il senso di squadra è fondamentale: «È più forte della paura: devi metterti in gioco e affidarti alle compagne. Puoi essere fortissima, ma senza di loro non puoi vincere». Oltre a una maggiore consapevolezza del proprio corpo, dei punti di forza e di debolezza, questo sport, racconta Elena, «mi ha permesso di entrare a far parte di una rete: le diverse squadre si aiutano molto e come arbitro mi chiamano spesso in giro per l’Italia. Per ogni partita servono sette arbitri e in Italia non siamo in molti. Così viaggio, anche all’estero, creo nuove amicizie e miglioro le conoscenze linguistiche. In questi anni ho conosciuto donne straordinarie. Vederle così forti e determinate ti fa dire: se lo fanno loro lo posso fare anch’io. E ti fa crescere».

Infine, ecco una foto della pagina sull’edizione cartacea, pubblicata sulla pagina facebook delle Bloody Wheels.

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