La prima edizione del campionato italiano di roller derby si è conclusa e già si pensa alla prossima stagione, come è giusto che sia. Il modo migliore per farlo è analizzare cosa è andato bene e cosa no, per far sì che il prossimo sia ancora migliore.
– la tecnologia: le dirette dei concentramenti di campionato hanno bene o male funzionato, considerando che si tratta di collegamenti fatti “artigianalmente”, senza poter sfruttare infrastrutture pre-esistenti nelle piste dove si è giocato.
– la comunicazione: con la creazione dei canali social della LIRD, il roller derby comunica bene e con una sola voce, esiste un punto di riferimento centralizzato per il movimento (in passato determinate richieste sono arrivate addirittura qui a Powerjam!) ed è soprattutto un punto di riferimento assolutamente autorevole.
– i ref: avere due crew di arbitri italiani è qualcosa che fino a qualche anno fa sembrava abbastanza improbabile, oggi è una realtà. E’ stato bello, soprattutto, vedere tante facce nuove, anche di gente “estranea” al roller derby, buttarsi con entusiasmo in questa avventura. Certo, buona parte dei ref nostrani sono skater o bench staff, ma è comunque un buon inizio.
– la FISR, “dietro le quinte”: al netto del carico di burocrazia, che era inevitabile, a giudizio di chi vi scrive il supporto organizzativo della Federazione è stato preziosissimo per la buona riuscita del torneo.

Uno dei successi della LIRD è stato quello di riuscire a creare due crew di ref per i primi quattro concentramenti senza dover ricorrere ad arbitri stranieri. Ovviamente, a Rimini non è stato possibile, ma è stato bello vedere un paio di facce note di nuovo dalle nostre parti
– la FISR, sui social: va bene, il roller derby è uno sport difficile da comunicare, ma ci sarebbe piaciuto vedere un po’ più di contenuti relativi al nostro sport postati sui social della Federazione.
– l’acustica delle piste: ho presenziato tre dei quattro concentramenti di campionato più il torneo finale, e ogni volta ho notato che gli announcer parlavano a un impianto collegato a delle casse portate appositamente per l’evento (cioè i microfoni non erano collegati a un impianto “strutturale”, e dunque progettato per quella pista), col risultato che forse solo a Vicenza l’audio era comprensibile e non fastidioso. Anche qui, purtroppo, non è una problematica facile da indirizzare (anzi!), visto che riguarda le strutture in sè e non chi le usa – federazione compresa.

Fateci sentire bene gli announcer! Fateci capire cosa dicono! Così tutti potremmo avere la stessa espressione facciale di Medusa!
* pensavo di essere l’unico tesserato FISR a non aver mai messo un paio di pattini, ma mi dicono che ce ne sono 4-5 in tutto: che disdetta!
[qui avrebbe dovuto trovarsi un paragrafo intitolato “i consigli non richiesti di Powerjam”. Pensandoci su, chi vi scrive è giunto alla conclusione che tutto quello che avreste letto qui sono tutte cose che sicuramente chi di dovere già sa, per cui ci siamo direttamente risparmiati risposte tipo: “sì, lo sappiamo benissimo che sarebbe il caso di fare un altro corso per ufficiali di gara”]