Il The Amazing Bootcamp a Roma prevedeva sia il seguitissimo bootcamp con Miracle Whips che il ref clinic con Shref e Wonder Zebra. Ho fatto il secondo, pur non avendo velleità di arbitrare, e vi racconto com’è stata e perchè tutti dovrebbero fare un corso del genere almeno una volta.
Shref e Wonder Zebra sono due ref parecchio popolari nel mondo del roller derby: a chiunque giochi in Italia sarà successo – o prima o poi succederà – di ritrovarsi almeno uno dei due nella crew che li arbitra. E’ opinione comune che entrambi siano degli ottimi conoscitori sia del regolamento che delle best practice, quello che ho imparato è che sono anche degli ottimi comunicatori.
Perchè ho fatto il corso?
Ok, il motivo principale è “vabbè, lo fanno a Roma, partecipo comunque”, ma in realtà ero molto interessato, in quanto NSO, a capire “come lavorano” i ref, cosa guardano, come si posizionano per guardarlo e che parametri usano per valutarlo. Devo dire che, da questo punto di vista, il corso è stato assolutamente esauriente, anzi, c’è molto di più: la maggior parte delle cose che ci hanno detto sono regole non scritte e best practice, il che rende il corso assolutamente utile praticamente per chiunque abbia una parte attiva in questo sport.
Com’è articolato il corso?
La lunga giornata di sabato è stata suddivisa in 4 sezioni:
- Assessing penalties
- Positioning
- New verbal cues and hand signals
- Communicating
Non mi addentrerò troppo nel tecnico, nè vi riporterò tutto quello che è stato detto, ma un po’ di cose importanti le ho appuntate e ve le racconto.
[divider]Come NSO, per me era importante capire non tanto come vengono assegnate le penalità ma perchè, quali sono i parametri da tenere da conto, cosa viene valutato.
[divider]Ho scoperto inoltre cose interessanti come il fatto che il front IPR deve saper pattinare molto bene all’indietro o che i tre OPR devono pattinare molto e possono scambiarsi di posizione all’occorrenza.
La Ultimate Roller Derby Ubiquitous Magnet Board, sviluppata dal buon Wonder Zebra, è disponibile sia come app Android che come estensione di Chrome, per cui può essere utilizzata al meglio sia su tablet che su pc. Permette di simulare azioni di gioco, evidenziando le skater sul track, il pack, le posizioni degli arbitri e molto altro. E’ possibile spostare le giocatrici una per volta o in gruppo, per cui le applicazioni sono pressochè illimitate!
Link:
Chiaramente, per chi viene dal vecchio regolamento alcune cose sono abbastanza complicate da tenere a mente. Chissà quante volte, da penalty tracker, vi sbaglierete a mettere una I (sbagliato) al posto della G (corretto) per l’insubordination (che adesso ha l’hand signal del misconduct). Nella sezione Documenti e Manuali trovate un’ottimo powerpoint che vi spiega le differenze tra vecchia e nuova versione, redatto da Nicola’s Rage.
[divider]Il rapporto con le skater (e con tutti quelli che sono coinvolti in un evento) è uno dei motivi per cui Shref è così apprezzato in giro per l’Europa e il mondo. Una delle cose che molti arbitri fanno è non rispondere, o rispondere in maniera fin troppo distaccata, a determinate domande. Perchè?, si chiede Shref, che senso ha? Su questo tema, lo stesso Shref ha scritto un apprezzatissimo articolo, che vi raccomando di leggere.
Una questione interessante è uscita fuori quando ci ha spiegato come funziona la comunicazione tra arbitri: se siete mai stati sul track con Shref, vi sarete accorti che, durante il gioco, lui e gli altri arbitri “raccontano” letteralmente la partita con le comunicazioni tra di loro, in particolare tra Inside Pack Ref e Jammer Ref: “lead is open”, “jammer in the box”, “lap point”, oltre ai vari “pack is front” o “out of play”.
Il ref irlandese racconta che una volta gli è capitato che una giocatrice sentisse un “jammer in the box” e gliene andasse a chiedere conto perchè, a suo dire, stava dando un vantaggio alle avversarie. Shref le ha risposto due cose: la prima è che era una comunicazione diretta al jammer ref (se una jammer è al box, l’altra passando il pack farà 5 punti), la seconda che il loro compito è assicurare il corretto e “veloce” svolgimento del gioco (e a questo servono comunicazioni del genere), non dare un vantaggio. Se una giocatrice carpisce una comunicazione del genere e la usa a suo vantaggio, beh, “good for you!” dice il nostro Shref.
[divider]Come ho già scritto, questo corso servirebbe a tutti: arbitri e aspiranti tali, ovviamente, ma anche giocatrici, coach, NSO e semplici appassionati. La quantità di cose utili da sapere, soprattutto quelle non scritte da nessuna parte, è semplicemente impressionante: anche la semplice visione di una partita, dopo un corso del genere, rivelerà molti più dettagli ai meno esperti.
Naturalmente, conoscere già il regolamento – o almeno una infarinatura – è essenziale per godere appieno di tutte le sezioni del corso: ad esempio, quando lo head ref comunica quale sia il pack (“pack is front” oppure “pack is one”) sapere le regole di definizione del pack aiuta molto – infatti di quella sezione ho capito poco, ma è pur vero che facendo NSO non mi riguarda granchè.
Di ref clinic in Italia se ne sono viste ben poche (a mia memoria ne ricordo un’altra, sempre a Roma, 3 o 4 anni fa), ma credo che sia un investimento che tutte le squadre dovrebbero fare, sia su se stesse che in generale sul movimento italiano: formare nuovi ref da zero è complicato, avere un corso e poi uno scrimmage guidato, in cui fare prima la teoria e poi la pratica sul campo, accelera moltissimo il processo.
Chiudiamo con una nota simpatica: il fatto che i nuovi hand signal e verbal cue siano complicati da ricordare per chi viene da quelli vecchi è talmente evidente che durante lo scrimmage della domenica persino Shref si è sbagliato: a un certo punto, una jammer è rientrata in maniera illegale dal penalty box, e le è stata chiamata una illegal re-entry da Shref, che però ha utilizzato il vecchio hand signal (quello dell’illegal procedure). Accortosi dell’errore mentre mulinava le braccia, ha trasformato il gesto fino a farlo diventare quello del cut (l’illegal re-entry adesso fa parte del cutting). Mi sono segnato mentalmente questa cosa e a fine jam gliel’ho fatta notare, ci siamo fatti una risata insieme e gli ho detto: “grazie per averci ricordato che anche tu sei un essere umano!”.