Intervista alle Banshees

Le Banshees sono un’altra di quelle squadre che non ha i numeri per poter giocare eppure sfoggia un entusiasmo contagioso e organizza una quantità (e qualità!) di eventi davvero notevole. In più, ha uno dei loghi più fighi del roller derby italiano e una presenza sui social davvero ben studiata e realizzata.

A rispondere alle nostre domande, le iperattive skater divise tra l’attività con le Banshees e quella con le Seasters (la squadra interlega che riunisce squadre della costa adriatica dal Friuli alla Puglia).

Iniziamo con le Banshees e col trittico di domande obbligatorie: come avete scoperto il roller derby? Come è nata la squadra? Come avete reclutato le altre atlete?
Nel 2013 Sailor Doom ha vissuto a Brema, in Germania. Lì ha iniziato a praticare il roller derby come fresh meat nelle Bremen Meatgrinders. Una volta tornata in Italia ha visto che nella madrepatria Friuli non si era ancora mosso niente quindi ha lanciato un’open call su facebook. Nel giro di 3/4 allenamenti eravamo già una decina! Nel corso dei primi sei mesi non c’è praticamente stato bisogno di reclutare perchè eravamo già in tante. Nel corso dei mesi poi il numero si è ridotto fino a farci rimanere in quattro. Nella primavera del 2015 abbiamo investito tantissimo in eventi e promozione e fortunatamente con l’estate sono arrivate altre ragazze.

La banshee è una creatura leggendaria del piccolo popolo che appare agli esseri umani solo per annunciare la loro morte, gridando o piangendo – a seconda che si tratti di un amico o un nemico. In pratica ci piaceva l’idea di essere rappresentate da una donna bellissima che ti sveglia la notte per gridarti in faccia che stai per morire.

Dove avete preso l’idea per il nome, il logo e i colori sociali?
Il nome Banshees è venuto fuori durante la nostra primissima trasferta. Si era in quattro in macchina di Woozy MacWolf, in viaggio verso Vicenza per vedere uno scrimmage organizzato dalle Anguanas. Tra caramelle gommose e musica di qualità discutibile è venuto fuori il nome Banshees. La banshee è una creatura leggendaria del piccolo popolo che appare agli esseri umani solo per annunciare la loro morte, gridando o piangendo – a seconda che si tratti di un amico o un nemico. In pratica ci piaceva l’idea di essere rappresentate da una donna bellissima che ti sveglia la notte per gridarti in faccia che stai per morire.

I colori sociali li abbiamo scelti allo stand di Officine Roller Derby guardando delle bandane appese, pensa te. [v’è andata bene, direi! – NdR]

Sapete che utilizzare il font dei Kiss per il logo vi rende automaticamente molto simpatiche al sottoscritto?
La nostra predilezione per il rock e il metal pesante non è un mistero. Si era capito?

La domanda che faccio a tutte le squadre che non hanno ancora fatto bout è: visto che ancora non avete modo di giocare, dove trovate gli stimoli per andare avanti?
Singolarmente è da tempo che giochiamo e abbiamo fiducia nel fatto che sempre più ragazze supereranno il Minimum Skills Test e si aggiungeranno alla nostra scalata verso il roster. Sinceramente non abbiamo mai puntato alla quantità, ma sempre alla qualità. Tutte le ragazze che hanno le minimum in questo momento sono molto motivate e le consideriamo una guida per le fresh meat. Non ci interessa procedere spedite senza avere coscienza di quello che stiamo facendo: il roller derby ci piace e non abbiamo bisogno di dirci a vicenda di tenere duro, lo facciamo e basta, con passione.

C’è stato un momento in cui avete pensato di mollare?
Come squadra mai. Abbiamo avuto momenti in cui c’era più gente e momenti in cui eravamo in 4 ad allenarci, ma la motivazione era talmente forte da averci fatto superare anche i mesi più sconfortanti.

Le squadra interlega sono la soluzione migliore per dare la possibilità di giocare alle atlete appartenenti a leghe non ancora al completo: alcune di voi hanno partecipato alla scorsa edizione dello SKIR con le Rubik’s Block, che ricordi avete di quell’esperienza?
A giocare nel roster di Rubik’s Block sono state Sailor Doom e Bloody Barbie.

Doom: Rubik’s Block è stata un’esperienza bellissima, così come lo Skir. Allo Skir c’è una vibrazione fortissima e un’adrenalina molto percepibile. Considerato che in campo scendono solo squadre italiane è strano pensare alla competizione, ma penso che proprio perchè ci conosciamo tra noi il livello di competizione – quella buona – sia molto alto. Per me è stato un onore giocare contro squadre così forti: nel giro di due giorni sono cresciuta moltissimo. Lo rifarei altre dieci volte.
Bloody Barbie: Il bout come Rubik’s Block è stata la mia prima partita in assoluto. È stata un’esperienza entusiasmante su tutti i fronti, ma l’emozione che mi porterò sempre nel cuore è stata il senso di unione che abbiamo provato tra di noi: ci siamo sentite davvero una squadra, pur non essendoci mai allenate assieme. Eravamo pronte a sostenerci, a crescere sportivamente senza giudizio. Vorrei che tutte le mie compagne si sentissero così quando affronteremo il nostro primo bout ufficiale come Banshees.

Il roller derby ci piace e non abbiamo bisogno di dirci a vicenda di tenere duro, lo facciamo e basta, con passione.

Con il progetto Seasters avete ampliato il “raggio d’azione” delle Rubik’s Block, introducendo anche degli allenamenti propedeutici ai tornei: riuscite ad essere sempre un numero consistente, vista la distanza che vi separa?
Diresti che siccome ci sono ore ed ore di macchina o aereo da macinare la partecipazione a volte viene meno… e invece no! Siamo fiere di dirti che agli allenamenti il gruppo è sempre bello numeroso. Fa piacere rendersene conto: è la cartina tornasole di un forte sentimento di appartenenza al progetto e contemporaneamente un forte segnale di risposta ad un bisogno reale, quello di giocare il più possibile.

Torniamo alle Banshees: ho visto che organizzate spesso eventi sia per raccogliere nuove adepte, sia per diffondere il verbo del roller derby: che ritorno avete da questi eventi, specie dai secondi? Riuscite a trovare gente interessata o una volta finita la serata muore un po’ tutto lì?
Se ti rispondessimo con un occhio alle statistiche il risultato sarebbe deludente: spesso tante ore di lavoro vengono ripagate miseramente rispetto all’impegno investito. Eppure a noi fa piacere se alla gente importa quello che facciamo, se ci comprano una maglietta o se chiedono di poter assistere agli allenamenti. Piantiamo semi con calma e raccogliamo sempre, anche a distanza di mesi. Piano piano qualcosa si muove sempre: ultimamente ci sono stati dei nuovi ingressi in squadra – molto validi. Nei prossimi mesi abbiamo altri appuntamenti in programma: cerchiamo di non fermarci mai!

A noi fa piacere se alla gente importa quello che facciamo, se ci comprano una maglietta o se chiedono di poter assistere agli allenamenti..

Tra le varie cose strafighe che avete fatto c’è anche la fanzine cartacea, una di quelle cose che un amante dell’oggetto fisico come me non poteva non apprezzare: come vi è venuta in mente un’idea così retrò?
Doom: Ti rispondo io perchè sono la diretta responsabile, anche se poi i contributi sono arrivati da tutta la squadra. Non so se si nota, ma sono una persona che tende ad avere cento idee, farne una e poi passare ad altre cento – il che mi rende a tratti detestabile. Anyway, ho sempre avuto una passione per la carta – deformazione professionale: di lavoro sono graphic designer  – e in squadra non sono l’unica. Quando ho proposto di fare la fanzine tutte le mie compagne erano entusiaste, quindi sono venuti fuori dei bei risultati. Posso già anticiparti che durante l’estate uscirà l’open call per la fanzine #2 – che si trovava in realtà alla fine del #1 ma è passata un po’ in sordina.
Ci aspettiamo anche un contributo da powerjam, eh! [non mancherò, ho già buttato giù una cosetta per voi! – NdR]