Intervista alle Holy Roses

Prendete le Holy Roses di Palermo, ad esempio: sono una delle prime squadre fondate in Italia (giugno 2012) eppure al loro attivo ancora non hanno nessun bout. Ma vanno avanti caparbiamente, si allenano all’aperto non avendo una struttura al chiuso, trovi sempre qualcuna di loro agli eventi in giro per l’Italia, soprattutto scrimmage e bootcamp. Sono insomma la squadra perfetta per questa serie di interviste.

A rispondere alle domande è stata Aloah Bang Bang #35, che considero una delle colonne del roller derby nazionale.

Il primo set di domande è sempre lo stesso: come avete scoperto il roller derby? Come è nata la squadra?
La nostra Scar a Mush, durante un suo viaggio in Spagna, ha scorperto che esisteva questo sport e se ne è innamorata. Tornata a Palermo ha iniziato ad informarsi e ha deciso di mettere su una squadra. La prima cosa ovviamente è stata quella di aprire una pagina Facebook, quindi ha stalkerato tutte le persone che conosceva e di li a poco è nata la squadra.

Come avete reclutato le altre atlete?
La pagina ha fatto molto, ma anche il passaparola ha avuto la sua parte. Palermo è una città discretamente grande ma possiede ancora delle dinamiche di “paese”, inoltre essendo una cosa del tutto nuova ha incuriosito subito tantissime persone.

La squadra è stata fondata nel 2012, ma non avete ancora fatto nessun bout. Paradossalmente, questo rende la squadra – se possibile – ancora più ammirevole, visto che dev’essere difficile andare avanti senza poter davvero giocare: dove trovate gli stimoli?
La nostra storia è ricca di cadute ma ci siamo sempre rialzati.
C’è stato un momento in cui abbiamo deciso di dedicarci ad “imparare questo sport”, alcuni di noi hanno iniziato a partecipare a quanti più scrimmage e bootcamp possibili; ad oggi, nonostante la nostra squadra non abbia mai fatto una partita, alcuni di noi hanno perso il conto di quanti scrimmage hanno giocato e sono riusciti a fare un discreto numero di bout tra squadre miste, prestiti e nazionale.

Questo ci ha dato l’esperienza che restando a casa non avremmo potuto avere, per farlo però il lavoro di reclutamento non si è fermato ma è finito inevitabilmente in secondo piano.
Adesso che siamo più anziani e qualcosa l’abbiamo imparata è ripartita la fase di reclutamento e ci dedichiamo principalmente alle fresh.

Inoltre, il lavoro sulla squadra inter-lega, le O.R.D.A., al quale ci dedichiamo con lo stesso impegno che mettiamo per le Holy Roses, ci consentirà di sopperire al problema e di permettere alle nostre future beginner di giocare da subito.

Ad oggi, nonostante la nostra squadra non abbia mai fatto una partita, alcuni di noi hanno perso il conto di quanti scrimmage hanno giocato e sono riusciti a fare un discreto numero di bout tra squadre miste, prestiti e nazionale.

A Palermo non ci sono strutture adatte per il roller derby, per cui  vi allenate all’aperto: è stato complicato trovare la vostra attuale pista?

Non è un grossissimo problema trovare un posto all’aperto dove allenarsi, certo è comunque complicato perché spesso si tratta di strutture fatiscenti. La questione vera è trovare un posto al chiuso, purtroppo non essendoci una grande cultura del pattinaggio in città il comune non aiuta e i privati ci chiedono cifre che sono troppo alte da affrontare.

Quest’inverno ha nevicato praticamente ovunque, tra cui anche a Palermo: come avete fatto ad allenarvi?

Facile, non ci siamo allenati! In questi casi si cerca di compensare con la teoria, ma ovviamente non avere un posto al chiuso è un handicap enorme.

La Sicilia ha un insospettabile numero di giocatrici, considerando il fatto che ce ne saranno più nell’isola che in tutto il centro-sud e a Palermo ci sono ben due squadre. Che avete di così speciale, laggiù?

Direi che sostanzialmente tutto deriva dal fatto che prima a Palermo si era un unica squadra ed ora non più, per cui due squadre, due reclutamenti, due di tutto.

Poi c’è Sigonella che però essendo una squadra in una base americana, soffre del continuo ricambio di persone. Ma tra le ragazze a Sigonella  ci sono persone di esperienza che sono sempre disponibili quando gli si chiede una mano.

Di contro, al sud in generale, per cui anche a Palermo, la disoccupazione è un problema reale spinge la gente a cercare fortuna altrove: avete perso delle giocatrici per questo motivo?

Abbiamo perso il conto, questo è un problema serio e non solo per questo sport. La gente se ne va dal sud ma in generale dall’Italia, è una grossa difficoltà nonché un dolore per chi resta. Se vogliamo buttarla sul socio politico possiamo andare avanti per ore, di sicuro però questo è un paese che non ama il proprio popolo, soprattutto quello giovane.

Le Rubik’s Block sono state un progetto bellissimo ed entrambe le esperienze allo Skir ci hanno riempito di gioia, è stata la prova tangibile che questo sport è fatto di persone eccezionali che si impegnano al massimo per far crescere il roller derby.

Le squadre interlega sono la soluzione migliore per riuscire a fare esperienza sul track, e con le Rubik’s Block alcune di voi sono andate alle prime due edizioni dello SKIR: che ricordi avete portato a casa?

Le Rubik sono state un progetto bellissimo ed entrambe le esperienze allo Skir ci hanno riempito di gioia, è stata la prova tangibile che questo sport è fatto di persone eccezionali che si impegnano al massimo per far crescere il roller derby. L’esperienza ci ha lasciato un ricordo così positivo che dopo lo Skir dell’anno scorso abbiamo deciso di continuare a portare avanti il progetto non solo per un singolo torneo ma di renderlo una costante.

Per questo insieme ad alcune giocatrici delle She Wolves (Roma), Octopussy (Massa), Bone Choppers (Firenze), Bone Crushing Hyenas (Bologna) e alle Crimson (Bergamo) abbiamo creato le Outsiders Roller Derby Alliance, o O.R.D.A per gli amici. Lo scopo e di consentire a chiunque lo desideri, di qualunque squadra o livello, di giocare dei bout.

Le fresh vengono allenate alle minimum nelle proprie leghe, ma anche con O.R.D.A., fanno il test e poi è nostra cura organizzare allenamenti, scrimmage e magari Bout (è un mio desiderio riuscire a fare un team B solo per loro), tutto con il supporto delle loro compagne. Le anziane signore hanno l’opportunità di allenarsi e confrontarsi con altre giocatrici e di giocare se la loro lega non ha i numeri per farlo, ma siamo aperti anche a chi proviene da una lega già strutturata ma si affeziona al progetto.

La vita in una squadra è fatta di alti e bassi: qual è stato il vostro maggior traguardo? E quale il momento più difficile?

Il primo traguardo è essere ancora qui, nonostante tutto; poi, a livello personale, ci siamo presi delle grandi soddisfazioni, il nostro Fast n Furio ai mondiali che canta l’inno e si sente solo lui è tra queste. [una scena memorabile, in effetti! NdR]

Di momenti difficili ne affrontiamo ogni giorno purtroppo, soprattutto per la questione strutture, ma anche per cercare di conciliare tutto e essere presenti a livello nazionale nelle varie iniziative considerata la distanza.

Ultima domanda scema sennò l’intervista è troppo seria: ma davvero il problema più grande di Palermo è il traffico?

Mettiamola così, a Roma in confronto è tutta una ZTL!