Rotelle in fuga! Ep. 2 – Intervista a Mad Meid

Il derby name di Mad Meid non mi era nuovo, visto che aveva partecipato alla spedizione di Dallas della nazionale, ma non sapevo che fosse una delle italiane della nutrita colonia berlinese (ben cinque, mi dicono). E avevo ancora meno idea del fatto che avesse avuto un ruolo di primaria importanza nel roller derby italiano, come leggerete dalle sue risposte.

Mad Meid al mondiale di Dallas contro l’Australia, intenta a fare qello che le riesce meglio: gridare! – Copyright Thorpe Griner

Iniziamo con le cose facili: derby name, da dove vieni, dove abiti ora e quando ti ci sei  trasferita?
Mad Meid, sirena pazza della costa Toscana. Adesso abito a Berlino, da otto anni. Prima per quasi 20 a Parigi.

Come hai scoperto il roller derby?
Ho trovato un flyer nel bar del centro artistico berlinese dove stavo montando il progetto che mi ha portato qui. Una Berlin Bombshell faceva la cameriera li. Sono andata a vedere un bout ed è stato amore.

Conosci il roller derby italiano? Dal tuo punto i vista, quali sono le maggiori differenze rispetto a dove sei adesso?
Conosco molto bene il roller derby derby italiano, ci sono in contatto dagli albori. Ho fatto il minimum skills test alle fondatrici delle Harpies, per esempio, ed ho allenato la squadra nascente in Versilia, a Massa, le Octopussy. E ho fatto parte della prima nazionale, ma questa è la domanda seguente. [brava, così non mi devo impiccare per riordinare le risposte! NdR]

Differenze rispetto a dove sono adesso sono di diversi tipi: innanzitutto il tempo di vita e la frequenza. Il roller derby in Italia è molto più giovane che in Germania, a Berlino, e le leghe sono numericamente più piccole. Berlino è una grande lega strutturata in modo competitivo. Il fatto di essere molte ci permette di seguire nei dettagli tutti gli aspetti della struttura e della vita di una lega. Inoltre Bear City Roller Derby è una lega forte, alta nei ranking sia col suo A team che con il suo B team. Ci sono atlete formidabili molto devote alla causa che ci allenano, un gruppo ben strutturato di arbitri che partecipa a tanti eventi internazionali. Sono fortunata, ho accesso a tutte le primizie in termini di allenamenti e strategie e l’impegno richiesto dalla lega (come lavoro di comitato e livello di allenamento/attendance) tiene acceso il mio focus.

Ho l’impressione che le leghe italiane stiano crescendo, ma a fatica. La partecipazione mi pare minore. Non la voglia o il talento, forse anche le possibilità logistiche e di tempo. A Berlino è facile vivere: ci sono molti spazi sportivi, la vita costa poco e la capitale è enorme ed in continuo incremento di stranieri che vengono a viverci. Tutte cose che si prestano al roller derby.

Che rapporto hai con la nazionale italiana? E con quella del paese attuale?
Ho fatto parte della prima nazionale italiana composta nel 2013, la prima nazionale ad aver giocato un mondiale, nel 2014, a Dallas. Un’emozione irripetibile! Siamo cresciute e cambiate tanto da allora. Adesso sono nella selezione della nuova nazionale e spero di farne parte ancora una volta per il mondiale 2018. La nazionale tedesca non mi interessa, aver costruito dal niente la prima nazionale italiana mi lega indissolubilmente a quella esperienza, io che per il resto non sono patriottica per niente!

Qual è la cosa più stupida/buffa/geniale che hai fatto durante un bout?
Tra le più stupide c’è scordarmi di essere pivot e continuare a fare offense per la mia jammer che mi guardava, mentre lei voleva passarmi la stella: non mi sento talmente una jammer che per me era impensabile!
Faccio diverse cose buffe, soprattutto per sciogliere la tensione del mio pack, quando è negativa.
Merda, non mi viene in mente niente di geniale…non da skater al momento. So di essere un penalty box NSO geniale, specialmente per le jammer, precisa come una tedesca!

 

La nazionale tedesca non mi interessa, aver costruito dal niente la prima nazionale italiana mi lega indissolubilmente a quella esperienza, io che per il resto non sono patriottica per niente!Mad Meid

Basta domande serie, passiamo a quelle stupide, scontate ma inevitabili: quanto ti manca il bidet? 😀
Oh, il bidet l’ho abbandonato ormai da così tanto tempo… non abito in Italia da vent’anni. Nel frattempo ero a Parigi e nonostante i francesi l’abbiamo inventato non c’è in nessun appartamento. Me lo godo ogni volta che rientro dalla mamma, ma ha lasciato una traccia: non prenderei mai una casa senza vasca, quindi diciamo che ho un bidet enorme, ah ah ah!

Le tue compagne di squadra ti sfottono per l’accento italiano?
No. Parliamo inglese e io sono bilingue. Berlino poi è un melting pot, un casino di accenti. Molto bello.

Quanto sei calata nello stereotipo dell’ “italiana vista dagli stranieri”? Del tipo, gesticoli sempre? Cucini bene? Sei sempre elegantissima?
Gesticolo sicuramente molto e cucino benissimo. Idem per sono sempre abbastanza elegante, ma in Germania è abbastanza semplice (ah ah ah, riso malefico!). Adempio al mio ruolo di stereotipo nel parlare tanto ed essere molto empatica, di sicuro, ma ne ho fatto una forza: do feedback continui alle mie compagne e le sostengo nei momenti di demotivazione in panchina. E ovviamente sono la comunicatrice del mio pack.