Intervista alle Criminal Bullets

Ho una grande ammirazione per le Criminal Bullets di Padova: seguo da tempo la loro pagina Facebook, ho visto i loro piccoli traguardi, ho conosciuto qualcuna di loro a Torino in occasione del bout tra Bloody Wheels e AnguanAss B-Side e ho notato una inguaribile perseveranza nel portare avanti la loro passione per il roller derby.
Le ho viste tesissime durante le Minimum Skills, emozionate durante il breve scrimmage e determinate nell’Officials Meeting il giorno seguente (la riunione tra NSO che si tiene prima di ogni bout).

È proprio da loro che inizia il mio viaggio tra le leghe italiane. E se pensate che abbia scelto le Criminal solo perché mi hanno regalato una marea di adesivi… beh, avete indovinato! 😀

Allora, diteci tutto di voi: com’è nata la squadra?

AL BAR.  [uahauahuahauaauaua!!! n.d.r.]

Scherzi a parte, la squadra ha avuto due momenti. Nata due anni fa per volontà di una ragazza australiana e un altro gruppetto di ragazze, si è poi sciolta poiché molte di loro si sono trasferite e non sono più in contatto con noi al momento. Quindi siamo alla fase 2.0! A marzo 2016, due superstiti della squadra, Pattinator & BloodRoot (l’attuale capitano), hanno deciso che era arrivato il momento di ricominciare. Qui arriva il bar, da buona tradizione patavina.

All’inizio è stato fondamentale uscire insieme, fare festa e creare uno spirito di squadra tra noi, conoscendoci

Il (ri)inizio è stato un evento organizzato ad hoc da loro, insieme al SilverHaze, una “fresh meat night” nel locale di un amico per reclutare giocatrici, promettendo musica punk e shottini alcolici a buon mercato. Quella sera entrarono in squadra due membri fondamentali: Jay from the Block e MoloTof. Da qui è (ri)partita l’avventura.

Come avete conosciuto il roller derby?

In generale, abbiamo conosciuto il roller derby per passaparola, da amici, alcune dal film “Whip it”, e abbiamo arruolato gente grazie allo spirito “molesto” che ci contraddistingue.

Come vi siete organizzate per gli allenamenti?

Diciamo che all’inizio è stato fondamentale uscire insieme, fare festa e creare uno spirito di squadra tra noi, conoscendoci. Questo dovuto al fatto che a Padova non ci sono strutture facilmente accessibili per chi pattina.
I primi allenamenti erano quindi su asfalto, all’aperto, in Prato della Valle (una grande piazza in centro) oppure nei parcheggi sotterranei dei supermercati. Al primo allenamento abbiamo girato per un’ora per tutta Padova cercando uno skate park. Alla fine abbiamo trovato il sagrato di una chiesa… ci si arrangiava, insomma! E non abbiamo mai smesso, questo è stato fondamentale.

Allenarci, e avere qualcuno che ci allenasse, è stato molto difficile. Delle uniche due con le Minimum Skills, una si è rotta il malleolo, mentre molte altre ragazze non si presentavano all’allenamento – che comunque avveniva sempre in diversi luoghi e giorni – insomma, totale anarchia!

Al primo allenamento abbiamo girato per un’ora per tutta Padova cercando uno skate park. Alla fine abbiamo trovato il sagrato di una chiesa!
La passione per questo sport e l’essere entrate in contatto con altre squadre ci hanno permesso di continuare, portandoci quindi ad una migliore organizzazione interna e una maggiore consapevolezza. Definire ruoli, in base alle predisposizioni di ciascuna di noi, è stata la chiave per strutturarci: una persona che si occupa della ricerca della palestra o struttura ospitante, un’altra che cura i social, un’altra ancora addetta al merchandising e via discorrendo.
Solo così  siamo riuscite ad avere una palestra (allenamenti al martedì e venerdì sera), ed ad arruolare un uomo – Josè,  che con Prozak ci allena, sopporta e supporta – e ci  aiuta a farci conoscere sia in città che dalle altre squadre, indirizzandoci a partecipare a tutti gli eventi possibili e spronandoci a rivestire ruoli di official,  come quello di Nso, ad esempio.

Siamo solo all’inizio, ma il primo passo è fatto!

Come avete scelto i vostri colori?

In realtà i colori (fuxia e nero) non sono stati scelti dagli attuali componenti della squadra. Ci piace pensare e dire che siano i colori che rappresentano il movimento anarco-femminista e lgbt, movimento volto all’emancipazione femminile, alla lotta contro il sessismo e contro le discriminazioni di genere.

 A pochi chilometri da Padova c’è Vicenza, dove le Anguane sono riuscite addirittura a creare una seconda squadra, mentre voi avete dei numeri ancora esigui: come vivete questa cosa? Immagino sia frustrante vedere che in una città non lontano dalla vostra sia apparentemente pieno di ragazze che vogliono giocare mentre voi fate una fatica tremenda a trovarne.

Vi vedete mai per allenarvi insieme?

Le Anguane sono uno stimolo per noi, uno stimolo per continuare, per fare sempre meglio. E’ utile avere una squadra così formata e così vicina, perché abbiamo la possibilità di partecipare a diversi eventi in zona e anche ad un paio di allenamenti!
Che fai, metti il dito nella piaga? No, dai, le Anguane sono uno stimolo per noi, uno stimolo per continuare, per fare sempre meglio. E’ utile avere una squadra così formata e così vicina, perché abbiamo la possibilità di partecipare a diversi eventi in zona e anche ad un paio di allenamenti! Non viviamo un particolare senso di frustrazione nei loro confronti perché abbiamo ben chiaro il dato oggettivo riguardo gli sviluppi continui che ha avuto e ha il pattinaggio – con particolare attenzione alla disciplina artistica – a Vicenza, dove si conta anche un maggior numero di spazi idonei, e dove è bene non tralasciare il fatto che vi sia movimento generale e una ricettività maggiori rispetto Padova. Questo non toglie il riconoscere la bravura e l’impegno che le Anguane dimostrano come squadra, e soprattutto non sarà mai importante quanto l’aiuto che ci hanno dimostrato spesso e volentieri, con consigli e suggerimenti.

Fresh meat day ed eventi sportivi dove andare a fare volantinaggio e/o reclutamento sono le forme migliori per farsi conoscere: riuscite a trovare nuove giocatrici tramite questi eventi?

Avoglia! Dopo la serata  ‘shottini insieme‘ abbiamo iniziato a spargere la voce, a stalkerare tutte le ragazze che incontravamo, a fare volantinaggio, a organizzare banchetti informativi, a partecipare ad eventi legati allo sport –  sostenute anche da realtà locali come la SanPrecario, con la campagna “Spazio allo Sport”.

Le Minimum Skills sono una brutta bestia, ma a Torino ve la siete cavata egregiamente: come vi siete preparate, considerando che non avete nessun esperto in casa? Peggio la teoria o la pratica?

Non neghiamo ansia e paura, questo il miglior training 😉

Da brave secchione la teoria l’abbiamo passata tutte, trovandoci spesso ed esercitandoci insieme, ci siamo preparate usando le domande della app per le MS e guardando partite della WFTDA.

Prozak, che aveva già fatto la pratica a Firenze, ci ha allenato con pazienza; Jay si è allenata un paio di volte a Torino, per capire come andassero fatti gli esercizi. La spinta più grande è arrivata poi, trovando il coraggio di buttarsi. Le abbiamo provate in tre, di cui una che ha messo i pattini per la prima volta qualche mese fa, e siamo riuscite a portare avanti esercizi che non eravamo mai riuscite a fare! La tensione e l’adrenalina fanno fare cose incredibili!

Da brave secchione la teoria l’abbiamo passata tutte, ci siamo preparate trovandoci spesso ed esercitandoci insieme, usando le domande della app per le MS e guardando partite della WFTDA. La pratica? Semo copà! Faticosa e parecchio. Soprattutto in fatto di resistenza a tempi di sforzo prolungato, non essendo abituate ad allenamenti simili; ma grazie al supporto di incoraggiantissimi esaminatori siamo arrivate alla fine!

Nonostante le difficoltà e il numero di giocatrici ancora esiguo, andate ancora avanti con caparbietà, dove trovate lo stimolo a continuare anche se la strada da fare è parecchia e tutta in salita?

C’è stato un momento in cui avete pensato di mollare? 

Il maggior traguardo? Che la gente ci (ri)conosca, sia in città che quando andiamo agli eventi!
I primi tempi sono stati difficili, ci sono state tante rotture di ossa e di ca**o. Abbiamo scoperto che pattinare nei parcheggi sotterranei fa molto fico, ma che se piove sono uno schifo. Che pattinare all’esterno è appagante, ma a gennaio ti si ghiaccia qualsiasi parte del corpo. Che i gruppi whatsapp sono pericolosi per la stabilità psicofisica della gente, ma soprattutto che è fondamentale amare questo sport per continuare! Finalmente ora siamo un buon gruppo e abbiamo trovato una super palestra!

E qual è stato, invece, il vostro maggior traguardo come squadra?

Che la gente ci (ri)conosca, sia in città che quando andiamo agli eventi! Poi, avere un gruppetto di persone “fisse” e molto attive e una palestra sono la base che ci permette di andare avanti e crederci sempre più!

3 Risposte a “Intervista alle Criminal Bullets”

  1. Finalmente una disciplina che permette a noi donne moleste e diversamente filiformi di esprimerci. Vorrei far provare questa ‘filosofia’ anche alle ragazze adolescenti con cui lavoro… Magari vi chiamo, CriminalBullet! Martina

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